La donna nella storia dell'umanità ha sempre avuto un ruolo
dipendente dall'uomo con esplicate funzioni di sottomissione. Nel corso dei secoli la sua veste è andata via, via modificandosi, smussando con fatica espressioni di similitudine ad una vera e
propria schiavitù. Espressioni, che sono state cambiate per merito di lotte silenziose, svolte all'interno del nucleo familiare, sfociate poi con l'inizio del '900 in evidenti lotte sociali, dal
movimento delle suffragette alle mondine fino al movimento femminista che hanno portato al riconoscimento di un ruolo sociale delle donne, al riappropriarsi parzialmente della propria identità
femminile negata fin dagli albori della società primitiva.
I modelli fondanti del ruolo della donna sono due, Eva e Pandora. Entrambe
rappresentano la prima donna sulla terra, colei con la quale si rappresentano tutte le altre, il modello preconfigurato nell'immaginario maschile e femminile che andrà ad influenzare tutto il
concetto donna che seguirà. Eva fa parte della genesi del vecchio testamento e rappresenta la prima donna per tutte le religioni monoteiste; ebraica, mussulmana e cattolica, Pandora appartiene al
racconto mitico greco.
Se con i primi gruppi umani le donne possiedono un ruolo importante poiché
rappresentano il fulcro della riproduzione della vita ed erano affiancate al concetto di fertilità della terra e della natura nel suo complesso, e l'espressione magica religiosa di ciò era
rappresentata da statuette femminili dall'esagerata accentuazione degli attributi, dette "Veneri".
Finché l'uomo non ha compreso il suo ruolo nella fecondità femminile e la proprietà
personale non è diventata importante nello status del gruppo, egli non ha avuto motivo di modificare i modelli culturali. Al momento del cambiamento, ecco che la figura della dea madre, simbolo
della fertilità si spegne e si affacciano modelli completamente diversi, volti a giustificare una predominanza tutta al maschile.
Per riuscire a fare questo, dovevano per prima cosa negare il ruolo sostenuto ed
imprescindibile dalla donna, in primis negano la fertilità e la procreazione sia Eva, sia Pandora non nascono da una donna ma nascono da uomini, prima nell'immaginario e poi nella conformazione
del corpo. Infatti, Eva nasce dall'immaginario di Dio, e poi dal corpo, cioè dalla costola d'Adamo, plasmato da Dio e creato a sua immagine e somiglianza, quindi indirettamente definiamo la
sessualità di Dio. Allora Dio lo addormenta prende una costola e formò la donna, quando Adamo la vide esclamò: "Questa sì, è osso delle mie ossa e carne della mia carne …sarà chiamata donna
perché tratta dall'uomo". L'atto di concepire e dare la vita è svolto da un uomo, anzi due, padre e figlio, la donna n'è esplicitamente esclusa.
Per Pandora la situazione non cambia, come Eva nasce nel pensiero di Zeus che è uomo e
massima divinità dell'olimpo greco, fu plasmata da Efesto con della mota, figlio di Zeus e quindi immagine e somiglianza del padre, nello stesso sistema di rapporto che esiste tra Adamo e
Dio.
In questo sistema si nega alla donna il suo ruolo principale, poiché è nel suo
immaginario prima, e nel suo corpo poi, che il figlio prende vita, non l'opposto; affermarlo determina il desiderio di dominare e controllare la parte femminile, per dominare e controllare la
riproduzione.
Per Eva la genesi sostiene che Adamo dopo aver dato il nome a tutti gli animali appena
creati " … non trovò per sé un aiuto somigliante." In che cosa dovesse aiutarlo non è specificato, giacché Dio lo aveva posto nel giardino dell'Eden, dove poteva mangiare liberamente da ogni
albero. Quindi la donna, per la genesi, è un aiuto dell'uomo, è posta in un ruolo sottomesso, ottempera ai desideri dell'uomo e lo aiuta nelle sue incombenze; non esiste nessuna attinenza ad un
ruolo paritario, già il pensiero di procreare è appartenuto all'uomo, quindi non c'è motivo per cui le spetti un ruolo determinante, Eva viene qualificata in funzione di qualcun altro, perciò
riflessa. Eva è determinata da Adamo, se non fosse esistito il primo uomo non sarebbe esistita neppure la prima donna.
Pandora oltre a vivere del riflesso degli uomini che l'hanno creata, viene donata ad
Epimeteo, in quanto frutto di una collera divina, di una vendetta da parte degli Dei verso gli uomini, diventa un flagello tanto bello quanto terribile perché lo avrebbero creduto un dono
prezioso, similmente risulta Eva, dono essa stessa si rivelerà la causa della cacciata dal paradiso terrestre. Per questo motivo viene accettato da parte dell'uomo il matrimonio che in un primo
momento rappresenta un dono, un sostegno svolto verso l'uomo e istituzionalizzato e vincolato nel rito; dono che porterà sventure, che dovrà essere controllato e gestito altrimenti provocherà
danni.
Infatti, Pandora porta con sé un vaso a cui è stato detto di non aprire, come per Eva
nel paradiso terrestre le è stato detto di non mangiare dall'albero della conoscenza. Entrambe, hanno il desiderio di provare se stesse e con la loro curiosità di conoscere nuovi aspetti della
vita, tanto da aprire il vaso e mangiare dall'albero proibito provocando la punizione divina, portando dolore e fatica a sé e all'uomo che hanno al loro fianco.
Da questi due modelli culturali deriva il pensiero occidentale moderno, per quanto ci
si sforzi di determinare la nostra idea di libertà, tanto più siamo vincolati a queste due donne che ci hanno preceduto nell'immaginario maschile e femminile, che hanno giustificato ogni atto di
sopruso nei nostri confronti e che ci hanno limitato in ogni nostro gesto, tese quasi a volerci giustificare perennemente del nostro precedente.
Pensiamo soltanto al divieto di studiare per le figlie femmine o all'impossibilità di
non esprimere il proprio parere neppure tra le mura domestiche, figuriamoci a livello sociale, il voto alle donne in Italia, per altro ultima nazione occidentale, viene riconosciuto soltanto nel
1946 e il termine " patria podestà" è stato rilasciato alle donne soltanto dopo la legge sul divorzio, prima non poteva avvalersi del riconoscimento giuridico per esercitarne il diritto nei
confronti dei figli minorenni, quasi a significare che solo un uomo poteva decidere e provvedere per la famiglia. Alle infinite violenze perpetrate nei confronti delle donne e spesso neppure
punite ma facilmente giudicate dalla società, ci siamo trascinate dietro nei
millenni il modello prestabilito forgiato "ad hoc" contro di noi ma soprattutto siamo state vincolate e influenzate anche noi stesse da queste "prime donne", ed è veramente difficile scrollarci
un simile modello.
Nessun racconto mitico prende in considerazione i riti di passaggio delle donne, anzi
vengono nascosti e celati alla comunità in quanto atti o situazioni impure che non hanno bisogno di essere compresi e soprattutto la donna deve essere tenuta all'oscuro di quello che sono i
segreti maschili ma la donna non ha segreti nei loro confronti. E' considerata alla stregua di un incapace o di un interdetto, deve essere tutelata e protetta, rappresentata, moderata e
controllata sia dall'uomo-marito, sia dal gruppo di appartenenza per impedirle di commettere danno, perché anche se il suo atteggiamento è sempre perfetto, in ogni momento può trasformarsi e
ostacolare l'uomo nel suo esercizio del potere, pensare e comprendere il proprio valore. Solo un rito di passaggio vede la donna come interprete principale, il matrimonio, più la società tende a
segregare la donna dopo le nozze, maggiore sarà lo sfarzo della cerimonia e maggiormente la donna anelerà al rito ordinato dalle regole della tradizione. In molte tribù non sono riconosciuti
neppure i dolori del parto, è il marito fuori della capanna che grida e si dispera ed anche nella nostra società, fino a qualche tempo fa, non era adeguato lamentarsi e neppure
parlarne.
Il silenzio e la sottomissione erano le virtù della donna, ed anche adesso che la
civiltà moderna ci vede impegnate anche nel lavoro fuori casa, concessoci per puri interessi economici, siamo costrette spesso al doppio dell'impegno e ad una situazione di quasi schiavitù, dove
la donna si assume in toto la gestione dell'aspetto familiare e parentale e dove, in alcuni casi, sceglie in base alle esigenze della famiglia più che alle sue, impegnata costantemente per la
riproduzione e la conservazione della vita. Ci sono ancora molti campi in cui la rappresentanza della donna è ridotta al minimo, nella politica e nel sindacato, nella filosofia e
nell'imprenditoria, nella musica e nella pittura dove per riuscire ad avere competenze e disponibilità la donna sacrifica la propria identità e la riproduzione, così per competere con uomini deve
assumere atteggiamenti simili; ancora oggi, artiste o letterate sono ricordate per il loro matrimonio, non per le loro opere. Nonostante le lotte evidenti e gli obiettivi in parte raggiunti, la
donna resta vincolata al focolare, nel lavoro silenzioso fuori e dentro la casa, vincolata da scelte morali e da sensi comuni che le impediscono l'espressione in molti campi, nonostante la presa
di coscienza di un'identità femminile restiamo ancora fortemente mute nella rappresentanza in campo politico, ci hanno concesso dopo secoli il riconoscimento di esistere ma tutta la strada
davanti a noi è ancora da percorrere.
Secoli passati a lavorare, sottomesse e tacite ci hanno visto riprodurre la vita ogni
giorno ed in ogni angolo della terra, abbiamo sostituito gli uomini nelle loro mansioni quando ve né stato bisogno, educato e salvato milioni di vite percorrendo alle volte il doppio della strada
che percorre un uomo e a loro sono toccati i monumenti e a noi solo la polvere di un focolare o di un tenero ricordo.
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