Racconto breve

Il cielo era sereno, l’aria profumava di primavera ed una leggera brezza le scompigliava i capelli. Era piacevole salire sulla collina con il vento, si sentiva meno la fatica, ed anche se era così penoso quel calvario di strada ed il cuore si riempiva, sempre, di sconforto e d’angoscia; l’aria  faceva sentire tutto meno opprimente.  Carlotta aveva scelto di seppellire il figlio sulla piccola collinetta che dominava la città; un cimitero semplice e molto piccolo. Sullo stile dei vecchi cimiteri di campagna, dove non si pratica il rituale dei grandi cimiteri in cui il sonno  dei morti è disturbato per far posto ad altri che muoiono, dove il continuo via vai della gente ed il loro chiacchierare volgare e poco appropriato genera un sussurro di rumore inaccettabile per colui che deve trovare pace. Nessuno doveva disturbare il suo sonno, adesso che poteva finalmente riposare. Le era venuto così spontaneo portarlo lassù che al momento non aveva capito perché lo faceva, ma poi con il tempo aveva compreso che la fatica per salire significava imporre a tutti una parte di calvario che era stata la sua vita. 

 

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Reviews

Le recensioni che troverete di due libri, sono state pubblicate in rete qualche anno fa, insieme ad altre recensioni che sono andate perse poichè non ne ho tenuto copia negli archivi personali. 

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Firdaus
Firdaus vibra di vita sua, trascina la lettrice in un turbine d’emozioni e accompagna ad una consapevole conoscenza che fino ad ora era solo intuita.
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La polvere dei sogni
In una città immaginaria del Sudafrica, una donna rientra dal suo esilio a Londra, le elezioni che porteranno al potere Mandela sono imminenti. Ritroverà la sua città dell’infanzia, una sorella che ha sposato un razzista violento a cui ha dato dei figli; e la nonna morente. Sarà proprio la nonna ad evocare figure femminili tra la realtà ed il fantastico, con una lucidità impressionante l’avvierà alla comprensione di se stessa tramite le donne che l’anno preceduta
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Articles

Questi articoli sono apparsi su un giornale settimanale autoprodotto nel 2009, il settimanale ha avuto vita molto breve ed è scomparso, per motivi economici, subito dopo la chiusura della festa della Radio che si svolge annualmente in estate. 

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Ieri e l’oggi …
Ho partecipato al ’77, ho camminato dentro gli anni di piombo, sono stata spettatrice angosciata delle stragi, ho danzato insieme agli indiani metropolitani, ho partecipato al movimento studentesco ed ho gridato ai primi cortei femministi, ho ascoltato le donne raccontare i propri drammi vissuti sulla loro pelle, storie di violenza privata e collettiva, sono stata accanto agli operai che chiedevano un degno riconoscimento del proprio lavoro, ho vissuto quello che rappresenta l’inizio di un grande meccanismo che non si è ancora spento, che ha germogliato milioni di semi e sta andando per la sua strada, fiorendo in decine di arbusti che non smettono di crescere, tutto ciò senza la martellante pubblicità alla televisione.
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Donne …
Qualcuno ci ha identificato come l’altra metà del cielo, altri come il morbo femminista, siamo solo delle donne che tutti i giorni replicano la quotidianità di ogni micro e macro comunità in questo pianeta. Lo facciamo da secoli e tempi immemorabili, intorno ai focolari costruiti per una notte e ai tiepidi camini di capanne, siamo tutte, in primis massaie e poi impiegate, operaie, commercianti ed insegnanti.
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Briciole di parole ...

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Considerazioni personali in un pomeriggio di nebbia
Il silenzio era totale nella casa, entravano spiragli di luce dalle tapparelle abbassate come ad annunciare che un nuovo giorno avrebbe voluto insidiarsi tra i respiri dei comuni mortali, ma ancora si faceva qualche scrupolo a dimostrare che l’evento si sarebbe replicato senza modifiche alcune, identico e simile da almeno qualche milione di anni, senza noia o dimostrazioni di insoddisfazione, sempre lo stesso metodo, un sorgere modesto per poi innalzarsi alto nel cielo portando con sé lo svolgere frenetico e intenso delle attività, per poi lentamente avvisare che sarebbe calato per rivolgere ad altri pensieri e luce e lasciare una parte ad un meritato o inevitabile riposo.
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