adolescenza


Come tutte le adolescenti mi sentivo arrabbiata, scontenta e brutta, così brutta che cercavo perfino di nascondermi, a nulla erano valse le considerazioni di mia madre che tentava di seminare autostima in quel gracile corpo, dall'altra parte c'era mia sorella che con perfida scientificità sottraeva mattoni alla costruzione. Mi aveva soprannominato Pidocchio. Non le piacevo, questo era chiaro, mi riteneva responsabile di qualcosa di cui io non ero al corrente.

Ero presa tra due fuochi, il rapporto con mia madre in un opposizione dura e diretta e una strumentalizzazione da parte di mia sorella, che conoscendo il suo potere su di me si avvaleva di perfidi sortilegi per denigrarmi.

Mi mancava mia nonna.

Mia nonna era la persona più dolce e accogliente che c'era sulla faccia della terra.

Il lutto della sua morte non credo di averlo rielaborato molto presto, sono restata ad aspettarla per alcuni mesi prima di lasciarmi andare in un lungo e singhiozzante pianto fra le braccia di mia madre, dove ho confessato quanto mi mancasse. Ancora oggi, nonna, è il più bel ricordo che riesco a produrre.

Certo le braccia di mia madre per piangere erano accoglienti, non posso negarlo ma solo per quello, con mia nonna parlavo, giocavo, guardavo la televisione e ridevo, passavamo interi pomeriggi a guardare le foto che conservava in una scatola.

Mia nonna è stata una figura importante nel mio scenario infantile, mi ha trasmesso talmente tante cose che oggi mi è veramente impossibile verificarle o elencarle. Una donna mite, la cui esistenza è stata solcata da eventi tragici e sofferenze indicibile che l'hanno portata a valorizzare il suo spirito umano ed empatico. Una donna che abbracciava nell'approcciarsi agli altri e non usava nè il giudizio, nè il pregiudizio, che riusciva a soppesare le parole nella sua semplicità.

Quella buonanima di mio nonno, o meglio di suo marito, non ne esistono tracce, sono stati sposati a dir poco 45 anni, tre figli e nei suoi racconti, lui, compariva solo negli eventi traumatici: il figlio disperso in Russia, la morte della zia o la sua morte, per il resto credo che facesse da tappezzeria ad un esistenza di mesta quotidianità. In effetti in molte famiglie i fantasmi si nascondono negli armadi, dai quali ogni tanto escono, noi invece gli armadi li tenevamo aperti per far circolare meglio gli ectoplasmi, invece avevamo l'abitudine di far sparire gli indesiderati in tombe non localizzabili. Sembra un controsenso, eppure ci riuscivano benissimo, sopratutto se era un uomo. Avere una matrilinearità potente potrebbe rappresentare una sorta di croce impressa a fuoco direttamente nell'anima, ma questo è ciò che è stato a partire dalla tri-bis-nonna, una donna che perdeva mariti in giro per le guerre italiche e che partoriva figli tra uno spettacolo e l'altro.

Potrei chiamarla la memoria cancellata, oppure nella versione più moderna: impossibile recuperare il file, una volta svuotato il cestino non puoi più recuperare la memoria di ciò che hai buttato se non delle tracce, così è stato per alcuni di loro. Sulle motivazioni che sono riuscita a far emergere, pare che i casi si potrebbero codificare in due tipologie: la prima che non fossero degli stinchi di santo, o andavano per guerre o per porti, oppure sparivano con la scusa di andare a comprare un etto di sardine, frase rimasta come l'unico elemento valutabile di un uomo che non tornò mai con le sardine; seconda, erano dei bambanatori di giorni infiniti, lontani dal senso di responsabilità e completamente esenti dall'idea di cosa significhi la collaborazione.

Con questi precedenti la mia vita è stata segnata fin dall'adolescenza.

Pensavo a 16 anni di aver capito tutto. Pensavo.

In realtà stavo immersa fino al naso in un guazzabuglio di acque stagnanti e piuttosto torbide, ovvio che non facessi la scelta migliore, visto che volevo solo uscire da lì al più presto.

Un adolescenza tormentata, durante gli anni più duri della storia italiana, gli anni di piombo, per loro e per me ma ne sono uscita pulita e con il sorriso, si vede che avevo dei santi in paradiso, tutte quelle donne che mi hanno preceduta dovevano pur servire a qualche preghiera e non le riuscivo a collocare in altri posti se non in Paradiso, visto il lavoro, la fame e la sofferenza di cui si sono fatte carico e la cui unica rivincita fu nascondere sapientemente la memoria del fedifrago.